7 Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. 8 Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. 9 In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. 10 In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
11 Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. 12 Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. 13 In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito. 14 E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo.
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(1^ parte):
Mi permetto di darvi un consiglio per le Parole che oggi il Signore ci regala: imparatele a memoria! In modo che possiamo ripeterle quando vogliamo. Possiamo ripeterle a noi stessi. E forse a qualcun altro. Possiamo impararle in questa traduzione italiana. O nel testo originale greco, per chi ha la fortuna di conoscerlo. O nella versione latina, ugualmente molto preziosa. Ma in ogni modo è bene ricordare quello che oggi ascoltiamo, anche se qualcosa non capiamo, perchè il testo ci avverte che la conoscenza non può essere che progressiva, soprattutto perchè è conoscenza che nasce e dipende dall’Amore! E se qualcuno ci chiederà conto della nostra fede e della nostra speranza, noi potremo rispondere con queste parole!
Mi pare che oggi possiamo concludere con certezza che il comandamento dell’Amore è veramente l’unico comandamento che Gesù ci regala, raccogliendo in esso tutti i comandamenti. Quando lo ascoltiamo dirci “Chi mi ama osserva i miei comandamenti” dobbiamo dunque ricordare che tutti i comandamenti sono le preziose vie, le preziose epifanìe e i preziosi segni dell’Amore. Per questo, anche ogni esame di coscienza e ogni verifica della nostra accoglienza di ogni Parola di Dio si devono fare sempre rapportando ogni comandamento al grande unico comandamento dell’Amore.
Questo possiamo averlo già colto molte altre volte, ma è molto importante prendere atto che oggi la rivelazione di questo si compie e ci è donata al livello supremo, per l’affermazione semplice e capitale del ver.4: “DIO E’ AMORE”.
Da qui discende l’imperiosità del comandamento dell’amore come ascoltiamo dal ver.7: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri..” e dal ver.11: “…dobbiamo amarci gli uni gli altri”. E questo comandamento si impone in modo assoluto appunto per la connessione assoluta tra Dio e l’Amore! Ed ecco al ver.7 la prima deduzione: siccome “l’amore è da Dio, chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio”. Mi impressiona molto e mi commuove quella parolina “chiunque”! Penso a me, peccatore. Penso a chi è lontano sia per il volto della sua vita, sia per i suoi sbagli, sia per la sua interpretazione morale, sia per tutto quello che ha combinato…: se, e quando, ama, anche lui “è stato generato da Dio e conosce Dio”. Penso che bisogna spingersi fino a pensare che l’intenzione del testo sia di affermare che uno “conosce “persino se “non conosce”! Nel senso che anche se ama senza avere cognizione di Dio, misteriosamente, in qualche modo “conosce”, “fa esperienza”, di Dio!
(segue nella 2^ parte)
(2^ parte):
Per questo, al contrario, “chi non ama non ha conosciuto Dio”! Può avere anche molte cognizioni e magari anche “esperienze” intellettuali o mistiche di Dio. Ma siccome, appunto, “DIO E’ AMORE”, se “non ama, non ha conosciuto Dio”! Siamo dunque a quel ver.8, apice della rivelazione ebraico-cristiana! E’ bello piangere di gioia davanti a questa Parola! Ma è bello anche piangere di dolore se e perchè ci rendiamo conto di come non amiamo e quindi non conosciamo Dio. Penso si possa – e forse si debba – piangere sia di gioia sia di dolore, perchè, come dicevo sopra, questa conoscenza non può che essere progressiva e mai giunta al termine!
I vers.9-10 sono preziosissimi, perchè ci aiutano a ricordare e a pensare che non si tratta di una “dottrina dell’amore”, ma della grande “storia dell’Amore” che ha avuto in Gesù la sua suprema manifestazione, rivelazione, e attuaziuone. Non si tratta di una nostra conquista intellettuale o morale, ma del dono di Dio: ha mandato il Figlio nel mondo “perchè noi avessimo la vita per mezzo di Lui”(ver.9). E incalza il ver.10: “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati”. Di questa “vittima di espiazione” abbiamo ascoltato in 1Gv.2,2.
Dunque, dice il ver.11, “se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri”. Ma si tratta di ben di più che dell’accoglienza e dell’obbedienza della Parola di Dio. Si tratta di una “celebrazione”, di un rendersi presente di Dio nella nostra povera persona e nella nostra umile storia. L’invisibile Dio si rende presente e “rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi”! Lo Spirito Santo è di tutto questo la conoscenza, la consapevolezza, l’esperienza luminosa, rivelata, data a noi. Così i vers.13-14.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
In questo “inno all’amore”, parallelo a quello di 1 Cor 13, colpisce la parola del v. 11 “così”: “Carissimi, se Dio ci ha amato così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.” Sottolinea la gratuità di Dio nell’amarci; e il nostro volerci bene è un riflesso del suo amore. Lo sentiamo parallelo a quella esclamazione di lode di Gesù al padre: “Ti rendo lode, Padre e Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai dotti e sapienti e le hai rivelate ai piccoli; sì, Padre, perché COSI’ è piaciuto a te”. La via divina che ci è indicata e data è lasciarci amare come piccoli ed essere strumenti gli uni per gli altri di questo amore. I vv.7-8 esaltando il dono dell’amore di Dio presente tra gli uomini risultano nella loro espressione non del tutto paralleli. In particolare colpisce che venga detto all’inizio: “CHIUNQUE”, “ognuno che”: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.” Dunque l’amore è di tutti, non possiamo mettere dei limiti di proprietà: là dove si contempla l’amore dobbiamo sapere che là c’è la conoscenza. di Dio. Nello stesso tempo là si riconosce la presenza di Dio che “genera”: Dio è l’unico generatore dell’ amore. E quindi sappiamo che l’amore non è un “prodotto” umano, ma è la qualità divina della vita che Dio mette negli uomini. Al v. 11 l’apostolo chiama i cristiani “amati”: si fa portavoce di Dio, confermando così il fatto che Dio ci ha amati e così siamo chiamati da Lui; anche l’apostolo ama i cristiani come Dio li ama e li chiama. Nel testo di oggi c’è l’intera Trinità: è importante che venga citata all’interno di questo “inno all’amore”: Dio non si conosce se non all’interno dell’amore. “Dio nessuno l’ha mai visto” (v. 12): non è questo un segno della lontananza di Dio, ma la sottolineatura del modo in cui Dio si rende effettivamente vicino – e in qualche modo visibile – nella vita dei cristiani: attraverso il loro amore vicendevole Dio – amore – è presente: “Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’ amore di lui è perfetto in noi”: il suo non essere visibile, è il modo per esserci vicino. v. 13 “Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito”: questa “conoscenza” è lo stesso dono dello Spirito che compie in noi i vv. 11-12, l’amore fraterno. Vedi anche Rom 5:5 “l’ amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.”. E ora dunque, amati, siamo “debitori” dell’amore vicendevole, operato tra noi per forza dello Spirito: “Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l’ aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete.” (Rom 8:12-13).
Colpisce che all’interno di questo “inno all’amore” trovi posto anche la menzione del nostro peccato: “In questo sta l’ amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati”: infatti “mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito” (Rom 5:6), vittima di espiazione dei nostri peccati. Anche l’amore vicendevole, a imitazione e in forza dell’amore ricevuto da Dio in Gesù, è amore del peccatore: il testo rinnova perciò la nostra consapevolezza quotidiana che sia il fratello che ama è peccatore, e sia il fratello amato è peccatore. Non dobbiamo né deluderci ne illuderci in questo, ma ricordare con fiducia, sempre, che “la carità copre una moltitudine di peccati”. Possiamo leggere sintetizzata in questi vv.tutta l’opera di Dio, dalla creazione alla venuta dello Spirito, nella parola “amore”. La sintesi è che l’ “amore” di Dio si manifesta e rivela pienamente nel suo Figlio offerto per noi. Tutto il mistero di Dio è concentrato in Gesù e nel suo amore. Contemplare la rivelazione di questi versetti ci fa rimanere nel suo precetto: “Amatevi a vicenda”. Questa è la semplice e impegnativa conseguenza di tutta la storia che Dio ha fatto per gli uomini. E qui non dice “come” dobbiamo volerci bene (possiamo certo ritornare a Giov 13, dove là Gesù ci dà un “esempio”). Ma certo non si può essere da soli, perché da soli non si può amare Dio e i fratelli, né lo si può vedere nella celebrazione dell’amore.