18 Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. 19 In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, 20 qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. 21 Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, 22 e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. 23 Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. 24 Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
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Ringraziamo vivamente il Signore per quello che riceviamo dal ver.18 che ieri concludeva e oggi apre il nostro testo! Come già notavamo, l’orizzonte infinito della Amore divino si raccoglie nella piccolezza della nostra vita e della nostra quotidiana esperienza con l’indicazione di una carità che nella concretezza dell’opera celebri l’immensità della Pasqua di Gesù: “con i fatti (alla lettera, nell’opera) e nella verità”. E’ meraviglioso vedere proprio nei più piccoli e nelle loro piccole opere tutta la meraviglia dell’Amore di Dio. I vers.19-22 indicano nell’Amore il principio della nostra pace interiore. Il nostro cuore, cioè la nostra coscienza profonda, viene rassicurato dall’esercizio della carità “qualunque cosa esso ci rimproveri”(ver.20), perchè l’Amore presente nella nostra vita è la prova “che siamo dalla verità e davanti a Lui rassicureremo il nostro cuore”! Siamo cioè dei poveri peccatori, ma la presenza dell’Amore nei nostri cuori e nelle nostre opere è la prova della presenza del Signore nella nostra vita. Il turbamento doloroso della nostra coscienza viene placato perchè “Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa”(ver.20) e ci mostra che l’Amore è più forte dei nostri peccati. Tanto più “se il nostro cuore non ci rimprovera nulla”: allora “abbiamo fiducia in Dio e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da Lui”. E’ stupenda questa certezza dell’esaudimento di ogni nostra preghiera! Questo è possibile e avviene perchè l’osservanza dei suoi comandamenti e l’esercizio della carità – “facciamo quello che gli è gradito” – fanno sì che i nostri desideri e quindi la nostra preghiera siano omogenei alla sua volontà! La fede in Gesù e l’amore fraterno di cui dice il ver.23 sono visti come un unico comandamento, l’unico precetto che ci ha dato! Tale è la conoscenza e l’esperienza dello Spirito nella nostra vita (ver.24), perchè è lo Spirito Santo a indicare e a mostrare la nostra comunione con Dio, noi in Dio e Dio in noi. Chiedo per me e per tutti noi la gioia di celebrare con commozione e con umile certezza lo splendore di questa Parola. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 23: “Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato”. E il comando dell’amore va osservato in “opere e verità” secondo quello che ascoltiamo di nuovo oggi al v. 18: “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità.”. Infatti secondo l’insegnamento raccolto da Giovanni nel suo Vangelo (6:28-29), a chi gli chiedeva: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”, Gesù rimandava all’ “opera” di Dio: la fede nel Figlio: “Gesù rispose: “Questa è l’ opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”. Perciò aggi così ci istruisce Giovanni: il suo comando è “credere nel Suo nome”, affinché sia Lui che compie il comando dell’amore in noi. Ci ha dato infatti lo Spirito di Figli adottivi, e con Lui la energia per dire a Dio, insieme a Gesù, “Abba, Padre!” e amare i fratelli. vv. 19-20 “…e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.” E’ bello che a proposito di questo comando di amare (con i fatti e nella verità) venga messo in luce, con queste parole, quanto questo del volersi bene sia un problema delicato. Il cuore non è tranquillo, va spronato a questo amore per i fratelli (che non è sempre così immediato, né naturale). Da queste parole ci viene un conforto. Perché se il nostro cuore ci rimprovera, poi si viene rassicurati dalle parole che seguono: “Il Signore è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.”. E così siamo tranquilli, perché possiamo porre in Lui ogni nostra preoccupazione. E viene dal Signore l’abbraccio consolatore che ci libera anche dai rischi di rimanere invischiati nelle preoccupazioni e nei rimorsi del nostro cuore. Invece possiamo sempre, di nuovo, rivolgerci a Lui, che ci conosce e ci libera, e al suo comando di “credere nel Figli”, avere fiducia in Lui e nel suo amore, e potere amarci a vicenda. Qui troviamo la sintesi che ci dà pace per la nostra vita e la nostra fatica quotidiana: l’amore fraterno e la fiducia incondizionata in quel Nome che ci ha dato l’esempio di amore per noi fino al dono completo della vita, e di come possiamo/dobbiamo anche noi spendere la vita fino alla morte.