1 Vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi 2 e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
3 A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che 4 fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
5 e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
6 In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. 7 Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. 8 Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. 9 Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. 10 Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. 11 Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
1Corinzi 15,1-11

I vers.1-3 vogliono ricordare il grande avvenimento dell’annuncio del Vangelo. Il verbo “vi proclamo” andrebbe forse reso meglio con “vi confermo, vi ribadisco..”, come una “spiegazione” approfondita di quello che, Paolo dice, “vi ho annunciato e voi avete ricevuto”. Se i Corinti manterranno l’annuncio evangelico con fedeltà, come l’hanno ricevuto dall’Apostolo, sono da esso salvati. A meno che essi non “vanifichino” questo momento di grazia, questo “miracolo” dell’annuncio evangelico. Insisto su questo, perché deve essere considerato, come è, dono di Dio, evento di salvezza, e quindi prodigio! Non si tratta di un semplice “notiziario” o di una lezione, ma dell’avvenimento nel quale Dio si consegna e si dona all’umanità. Ognuno di noi può e deve ripensare così la storia che lo ha condotto al Vangelo, alla “Buona Notizia” di Gesù. A conferma di questo, ecco la bella affermazione di Paolo: “A voi infatti, ho trasmesso, anzitutto, quello che ho ricevuto”. Ognuno di noi si trova oggi in questa “meraviglia divina” che da Gesù arriva sino a noi.
Ed ecco “il Vangelo”!! Perché tutto il Vangelo, tutti e quattro i Vangeli, tutta la Bibbia, hanno il loro cuore, la loro segreta fonte, la loro forza e la loro fecondità nel Vangelo della Pasqua di Gesù! E’ quello che Paolo proclama ai vers.3-5: la morte e la risurrezione di Gesù, e la rivelazione di questo all’umanità attraverso la testimonianza di coloro che hanno visto ciò. Notiamo che morte, sepoltura e risurrezione di Gesù sono avvenuti “secondo le Scritture”: tutta la Bibbia parla di questo! Ne parla profeticamente, in profezia, nelle Scritture, cioè nella Parola che Dio ha donato ai nostri padri e fratelli ebrei, e ne parla esplicitamente nei testimoni di cui conserviamo le parole nei Vangeli e negli scritti degli Apostoli. Tutte le “Scritture” sono illuminate e pienamente “svelate” dalla Pasqua del Signore, e la Pasqua del Signore è pienamente illuminata e svelata dalle Scritture profetiche e dalle parole dei Vangeli e degli scritti degli Apostoli. Non dobbiamo spaventarci davanti a queste affermazioni, ma dobbiamo continuamente farne memoria, come il frutto prezioso che a noi giunge attraverso questa grande “storia” della salvezza dell’umanità.
I vers.6-11 descrivono il “viaggio” della Parola di Gesù attraverso le apparizioni del Risorto. Di tali apparizioni abbiamo memoria diretta e specifica nei testi evangelici, e anche in queste parole che riflettono più esplicitamente la vicenda e l’esperienza di Paolo. Egli da una parte si considera “l’ultimo”, non tanto in senso cronologico, ma per la sua persecuzione contro i discepoli di Gesù, l’aborto, il più piccolo, il “non degno di essere chiamato apostolo” (vers.8-9). Questo mette ancora più in luce la “grazia di Dio”, il dono del Signore, che è capace di “far risorgere” ogni vicenda, anche la più drammatica e sbagliata. Egli può quindi dire “sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana”. Afferma di aver faticato più degli altri Apostoli, forse ricordando il suo impegno delicato e difficile di annuncio del Vangelo ai non ebrei, alle “genti”, un compito che gli viene da Dio stesso e che spesso è stato ostacolato e osteggiato. Il ver.10 afferma che non è stato tanto lui a faticare, quanto la grazia di Dio (!). Il dono del Signore accompagna tutta la vita del credente! Per questo, malgrado tutto, Paolo è in comunione profonda con tutti gli Apostoli e i testimoni della salvezza di Gesù: “Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto” (ver.11).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sono versetti di grande bellezza, che abbiamo nelle orecchie: “A voi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici….”(vv.3-5). Come premessa c’è il grande fatto della “traditio”: Paolo trasmette quello che ha ricevuto; i corinti conservano saldamente e mantengono ciò che hanno ricevuto o che è stato loro annunziato… E così via, fino a noi, che abbiamo ricevuto e ora trasmettiamo il messaggio di salvezza. Questo si riassume in quattro parole: Cristo è morto, è risorto, è apparso… Un unico messaggio, una unica fede. E tutto è avvenuto e continua ad avvenire “per grazia di Dio”. Anche se dovessimo faticare e stentare (come l’apostolo), la grazia di Dio è con noi (v.10).