20 Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi. Quanto a malizia, siate bambini, ma quanto a giudizi, comportatevi da uomini maturi. 21 Sta scritto nella Legge:
In altre lingue e con labbra di stranieri
parlerò a questo popolo,
ma neanche così mi ascolteranno,
dice il Signore. 22 Quindi le lingue non sono un segno per quelli che credono, ma per quelli che non credono, mentre la profezia non è per quelli che non credono, ma per quelli che credono. 23 Quando si raduna tutta la comunità nello stesso luogo, se tutti parlano con il dono delle lingue e sopraggiunge qualche non iniziato o non credente, non dirà forse che siete pazzi? 24 Se invece tutti profetizzano e sopraggiunge qualche non credente o non iniziato, verrà da tutti convinto del suo errore e da tutti giudicato, 25 i segreti del suo cuore saranno manifestati e così, prostrandosi a terra, adorerà Dio, proclamando: Dio è veramente fra voi!
1Corinzi 14,20-25
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E’ sempre molto bello incontrare persone che, come dice il ver.20, risplendono per semplicità, innocenza e freschezza spirituale (come “bambini”), e nello stesso tempo sono “maturi” riguardo alla saggezza, alla sapienza, e alla profondità del pensiero. Citando Isaia 28,11 Paolo paragona il parlare in lingue a quando per punire il suo popolo Dio parla loro in lingue straniere incomprensibili (ver.21).
Provo adesso a dire qualcosa sul seguito del nostro brano, dove sembra esserci una contradizione tra il ver.22 e i vers.23-25. Forse si può intendere che, secondo il ver.22, in un primo momento il parlare in lingue possa impressionare il non credente facendogli capire che è segno di un misterioso rapporto con Dio. Ma in un contatto profondo con la comunità cristiana, quello che è essenziale è la profezia, e cioè la comunicazione della sostanza della fede. Rispetto a questo, il parlare in lingue può sembrare una inutile pazzia. Invece, se chi si avvicina alla fede incontra una comunità ricca di profezia –“tutti profetizzano” dice il ver.24 – coglierà il giudizio che la Parola rivela circa la sua vita passata, e si lascerà condurre alla fede: “…adorerà Dio, proclamando: Dio è veramente fra voi” (ver.25). E’ la profezia infatti, a portare la Parola nel cuore e nella vita delle persone, e a svelarne la lontananza dal Signore per donare loro la luce della fede.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Dunque, “la profezia non è per quelli che non credono, ma per quelli che credono”: il nostro piccolo “profetare” è un bell’aiuto ai fratelli nella fede; ci dobbiamo sostenere, confortare, illuminare in questo non facile cammino. La profezia è di tutti e per tutti, dato che condividiamo con il Signore Gesù sacerdozio, profezia e regalità. – Ma il profetare è importante anche per coloro che non credono: il non credente “verrà da tutti convinto del suo errore…, i segreti del suo cuore saranno manifestati e così, prostrandosi a terra, adorerà Dio, proclamando: Dio è veramente fra voi!” Che grande risultato: riconoscere che Dio è tra noi e abbassarsi dinanzi a lui in adorazione (e Dio che – mi immagino – rialza quella persona per abbracciarla…).