17 E se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri. 18 Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, 19 ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. 20 Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; 21 e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.
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Tutto nasce e tutto è custodito da Gesù. Anche il ver.17, con il suo “se chiamate Padre”, è possibile a motivo di Gesù e della sua opera di salvezza universale, per la quale Dio è finalmente conosciuto e riconosciuto come Padre. Mi sembra importante fare molta attenzione al tema del giudizio. Tale giudizio è rigorosamente riservato al Padre che ha preparato e attuato nel suo Figlio Gesù la storia della salvezza del mondo. Come discepoli e fratelli di Gesù ne condividiamo pienamente la condizione figliale, e quindi tutta la nostra vita è rivolta a Lui e al suo paterno giudizio. Chiamandolo “Padre nostro” fin d’ora, pur trovandoci ancora non accanto a Lui perché siamo nel “tempo dell’esilio”, siamo chiamati a vivere, con Gesù e come Gesù, da figli suoi! Come sempre ci conferma il Vangelo di Gesù, questo è il nostro riferimento assolutamente fondamentale: la nostra realtà di “figli” suoi. Tale è dunque ora il “giudizio” divino su noi.
Siamo stati liberati dalla vuota eredità dei padri di questo mondo, e il sacrificio d’amore di nostro fratello Gesù ci ha portati nella nuova grande famiglia dei figli di Dio. Adempimento dell’antico rito pasquale dei padri ebrei, Gesù è il vero “agnello senza difetti e senza macchia”, il cui “sangue prezioso” ci ha liberati (vers.18-19). L’evento del Cristo di Dio era nel progetto e nella volontà di Dio “già prima della fondazione del mondo”: tutto dunque è stato creato e condotto in vista di questo. L’espressione del ver.20 – “negli ultimi tempi” – non vuol dire “poco tempo fa”, oppure “a questi nostri tempi”, ma, più profondamente e radicalmente, “alla fine dei tempi”: Gesù infatti è il fine della storia, e quindi, meravigliosamente, la fine dei tempi. Oltre Lui, non si va, perché tutto è chiamato a convergere in Lui e a trovare in Lui la salvezza e la pace.
Il ver.21 afferma che il nostro stesso “credere in Dio” è opera del Signore Gesù. Dio Padre, infatti, lo ha risuscitato dai morti perché la sua presenza per sempre accanto al Padre sia la fonte e la garanzia della nostra fede e della nostra speranza: “in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
In pochi versetti, un condensato di “rivelazioni” importanti e ripetute nelle Scritture. Dio lo possiamo chiamare Padre e così facciamo, come Gesù ci ha insegnato. Questo Padre non fa preferenze tra uomo e uomo (diversamente da come noi facciamo abitualmente), ma guarda alla realtà delle persone, alla concretezza delle “loro opere”. Si accenna al “timor di Dio” (che viene dall’incanto per la sua persona e la sua opera in noi) e alla nostra condizione di pellegrini. Siamo stati liberati dalla vana condotta, che ci accomunava ai nostri padri, per aver parte a quanto è stato predisposto per tutti noi fin da “prima della fondazione del mondo”. Grazie a Gesù, “per opera sua”, ci affidiamo totalmente a Dio, “crediamo in Lui”.