1 Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, disse al profeta Natan: «Ecco, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca dell’alleanza del Signore sta sotto i teli di una tenda». 2 Natan rispose a Davide: «Fa’ quanto hai in cuor tuo, perché Dio è con te».
3 Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola di Dio: 4 «Va’ e di’ a Davide, mio servo: Così dice il Signore: “Non mi costruirai tu la casa per la mia dimora. 5 Io infatti non ho abitato in una casa da quando ho fatto salire Israele fino ad oggi. Io passai da una tenda all’altra e da un padiglione all’altro. 6 Durante tutto il tempo in cui ho camminato insieme con tutto Israele, ho forse mai detto ad alcuno dei giudici d’Israele, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo: Perché non mi avete edificato una casa di cedro?”.
7 Ora dunque dirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: “Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. 8 Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome come quello dei grandi che sono sulla terra. 9 Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo rovinino come in passato, 10 come dai giorni in cui avevo stabilito dei giudici sopra il mio popolo Israele. Umilierò tutti i tuoi nemici e ti annuncio: una casa costruirà a te il Signore. 11 Quando i tuoi giorni saranno compiuti e te ne andrai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e renderò stabile il suo regno. 12 Egli mi edificherà una casa e io renderò stabile il suo trono per sempre. 13 Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio; non ritirerò da lui il mio amore, come l’ho ritirato dal tuo predecessore. 14 Io lo farò stare saldo per sempre nella mia casa e nel mio regno; il suo trono sarà reso stabile per sempre”». 15 Natan parlò a Davide secondo tutte queste parole e secondo tutta questa visione.
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Oggi il Signore ci porta dentro un tema delicatissimo: quello del tempio, della casa. In ebraico “tempio” e “casa” si dicono con lo stesso termine. Anche questo è di notevole significato, perché viene a mancare un termine specifico per indicare il tempio. E’ occasione per sottolineare un elemento fondamentale della fede ebraica e della fede cristiana: il mistero di Dio si colloca preferibilmente nelle categorie di “tempo” piuttosto che in quelle di “luogo”. Per la nostra fede l’incontro con Dio si compie e viene celebrato non tanto con i “luoghi sacri”, ma piuttosto si celebra nei “tempi santi”, cioè nei giorni che celebrano e ricordano l’azione di Dio nella storia e la storia della sua alleanza con il suo popolo e, attraverso di esso, con tutta l’umanità. Anche quando si fa pellegrinaggio per visitare i luoghi santi, si sperimenta come quegli stessi luoghi sono “santificati” dalla memoria che li indica. Anche oggi in Terra Santa si visitano luoghi che sono quelli in cui la Parola di Dio si è compiuta, ma ci sono anche luoghi di semplice attribuzione devota, nei quali pure si fa memoria della “storia della salvezza”. La “storia santa” cioè la storia dell’azione di Dio nella storia dell’umanità è l’orizzonte nel quale noi ricordiamo e celebriamo le opere di Dio. Per questo non stupisce ed è prezioso un testo come quello che oggi il Signore ci regala, perché ci aiuta a considerare questa prevalenza del tempo sullo spazio.
Natan sembra dunque, ai vers.1-2, non avere obiezioni nei confronti del progetto di Davide. Ma Dio “corregge” – senza negarlo! – questo pensiero. E lo fa richiamando alla memoria di Davide, attraverso la mediazione di Natan, gli eventi della salvezza da Lui donata al suo popolo. L’esodo del popolo dalla schiavitù alla Terra Promessa viene ricordato da Dio stesso con accenti di quasi nostalgia, e in ogni modo rivendicando l’assoluta vicinanza solidale di Dio con la storia del suo popolo: tempi nei quali non ha mai chiesto che gli si costruisse una “casa di cedro”(ver.6). Dio ha camminato con il suo popolo, e come i suoi figli ha abitato nelle tende, “passando da una tenda all’altra”(ver.5). Egli si è veramente del tutto immerso nella vicenda e nella condizione di Israele!
I vers.7-14 sviluppano e ampliano il discorso ricordando a Davide come Dio lo abbia chiamato ed eletto (ver.7). E come sia stato presente a tutta la vita del suo eletto, combattendo con lui e per lui (ver.8). Certamente, dice Dio, “fisserò un luogo per Israele”, ma sarà un luogo dove ulteriormente sviluppare e attuare questa storia di elezione e di salvezza. Non un luogo di abitazione per Dio, quanto un luogo perché il suo popolo “vi abiti e non tremi più…”(ver.9). E infine, soprattutto, l’annuncio supremo: non Davide costruirà una casa per Dio, un tempio, ma “una casa costruirà a te il Signore”(ver.10)! Ancora una volta, sarà Dio a compiere la storia del popolo e in particolare di Davide, donandogli “un tuo discendente dopo di te”(ver.11). Noi sappiamo che Salomone sarà questo diretto discendente di Davide, ma il livello profondo di tale annuncio è in realtà riferito ad un “figlio” di Dio stesso: “Io sarò per lui padre, ed egli sarà per me figlio”(ver.13). E’ la promessa della discendenza messianica che si compirà in Gesù! Con il Messia, dice ancora Dio, “non ritirerò da lui il mio amore, come l’ho ritirato dal tuo predecessore”. E’ interessante questa precisazione, che di fatto coinvolge storicamente anche Davide assicurandolo indirettamente che non gli mancherà la protezione divina, ma nello stesso tempo, soprattutto, annuncia l’alleanza nuova ed eterna con il Messia del Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La narrazione del progetto di costruire una casa per l’Arca del Signore sembra avere lo stesso andamento della narrazione del trasporto dell’Arca a Gerusalemme.
C’è un pensiero, un’iniziativa di Davide che viene corretta dal Signore (là con il fatto drammatico di Uzza, qui attraverso le parole che Dio ordina a Natan di dire a Davide) in modo che il progetto, l’iniziativa sia quella di Dio e l’azione di Davide sia un’obbedienza alla grazia di Dio.
Dio non accetta che Davide gli costruisca una casa come prospettato. Il progetto di Dio è molto più grande: infatti il pensiero di Davide lo coglie il limite della morte, quello di Dio non ha questo limite, anzi ha la sua realizzazione quando “i tuoi giorni saranno finiti e te ne andrai con i tuoi padri”.
Il profeta Isaia aveva detto: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri e le mie vie non sono le vostre vie”. Il Signore blocca il programma di Davide perchè non è ancora il tempo. E in questo tempo Davide deve accettare la situazione paradossale indicata dal versetto 1 che il segno della presenza di Dio si trovi in una condizione povera rispetto alla sua. Forse come quando Pietro deve accettare che il Signore gli lavi i piedi, o quando noi dobbiamo accettare che il Signore stia nella Tenda della povertà del nostro fratello e specie dei suoi piccoli fra loro.
Il versetto 8 è di grande consolazione: “sono stato con te dovunque tu sei andato” (così cita il kiswahili). Il che è vero per Davide e per il popolo di Israele nel suo insieme e per ciascuno di noi.
La costruzione del Tempio è importante ma per il Signore c’è una cosa ancora più importante: l’adempimento delle promesse. E così anche a Davide, come fa per Abramo, il Signore apre una prospettiva di vita nella fede nella promessa e vedremo come nei prossimi capitoli Davide dirigerà tutte le sue energie in questo senso.